Sara è una delle new entry all'interno della famiglia HUTR: il suo approccio alla mtb ed alla bici è forse unico all'interno del nostro team e la sua passione per i "trail" mtb si sta rivelando contagiosa, spingendo molti di noi a cimentarsi in queste avventure, che si avvicinano e ridanno vita al lato più avventuriero della mountain bike.
Questo è il racconto della sua partecipazione al 20K ULTRATRAIL (http://20k-ultratrail.it/it_IT/), ossia uno dei più duri trail in mtb del mondo, ideato da Andrea Collino: 700 km e più di 20.000 metri di dislivello positivo, attraversando le Alpi sul confine Italia/Francia.
Ma ora vi lascio al racconto di Sara!
Non si può certo dire che io sia una novellina di trail.
In poco più di un anno ho partecipato al Tuscany Trail 2015 e 2016, al Trinacria bike trail, all'Appennino ultratrail, al Veneto trail, al Raspazolle, al Volterra trail, al trail dei laghi laziali, al Pink Trail ed all'Italy Divide!
Ora bisognava sperimentare però qualcosa di più forte, qualcosa che sentissi “fuori dalla mia portata” qualcosa che mi portasse alla vera sfida con me stessa. Ho deciso così di iscrivermi al 20k, uno dei trail più duri al mondo: 21000 m di D+ per 650km tutti in quota (tra i 1000 e i 2800 metri) in 7 giorni di tempo massimo!
Partenza da Pinerolo alle 22 del 8 luglio: sono arrivata al Bikecafè di Pinerolo alle 17 per la consegna dei pacchi gara e del briefing.
Mi sentivo una formichina in mezzo a dei giganti della mtb e delle gare endurance (tipo Maurizio Doro o Ausilia Vistarini) io con la mia canyon d'acciaio in mezzo a super bici iper leggere e iper accessoriate.
Quando poi Andrea Collino, l'ideatore e organizzatore dell'evento, ci ha descritto il percorso evidenziando il fatto che in quota avremmo trovato pochi ripari e poca acqua, consigliandoci di non fare in sella passaggi troppo esposti e pericolosi allora lì si che mi è venuto il panico!
Ma ormai avevo deciso di giocare questa partita e non potevo tirarmi più indietro. Butto giù un piatto di pasta fredda e mi dirigo nella piazza storica di Pinerolo dove ci aspetta un mare di gente incuriosita dall'evento. Si accendono i fari e parte a tutto volume la musica tratta dal film “il buono il brutto e il cattivo”e da lì inizia la nostra “cavalcata” su per le vette alpine!
La mia paura e apprensione iniziale vengono subito trasformate in entusiasmo e grinta: le mie gambe partono a mille sulla rampa di Pinerolo che mai avrei detto di poter fare in sella.
Un primo gruppo è già lontano alla mia vista e rimango a pedalare con un paio di persone, due local che mi fanno da Ciceroni descrivendomi nel dettaglio i posti che stavamo attraversando. Trascorrono così tre ore di salita intensa, sono zuppa di sudore e l'aria comincia a rinfrescarsi, vuoi per l'ora ormai tarda, vuoi perché cominciavamo ad essere già intorno ai 1000 metri.
Tutto sembrava filare liscio quando dei crampi fortissimi mi prendono la pancia: mi devo fermare, forse una congestione, non riesco a fare un metro di più, i miei compagni di pedalata si offrono di aspettarmi ma io so che non sarà una sosta breve e dico loro di andare senza di me. Non posso andare oltre e mi fermo sulla cima del Crò, butto in terra il mio sacco a pelo dove spero di riposare un po'. Alle prime luci del giorno decido di rimettermi in marcia, i crampi sono meno forti ma sono letteralmente svuotata (e non per modo di dire) e debolissima. Non riesco a mangiare nulla fino a Giaveno dove trovo un bar e mi sforzo di prendere un thè ed una pasta. Mi sento un po' meglio e riparto. Affronto il colle Braida abbastanza bene ma ho bisogno di un altro thè e mi fermo ad un bar. E' lì che mi accorgo di aver lasciato il portafoglio nel bagno del bar di Giaveno, così come il carica batterie e cavetti del telefono e del Garmin! Ora si che ero nei guai seri!
Tornare giù e rifarmi due ore di salita in quelle condizioni non era pensabile, decido di andare avanti e scendere in Val di Susa. Nel frattempo riesco a parlare con il gestore del bar di Giaveno che gentilmente mi mette da parte il portafoglio che poi una coppia partita per il 20k nella mattina del 9 mi recupera nel pomeriggio. Ma intanto ero senza soldi, non potevo comprarmi dei farmaci per la dissenteria e per la nausea che non mi lasciavano tregua, né potevo comprarmi da mangiare, anche il Garmin decide di abbandonarmi e vado avanti sulla traccia impostando Orux Map sul cellulare. Decido, nonostante la debolezza estrema di affrontare i 18 km di salita per famigerato Colle delle Finestre e quella è stata e rimarrà sicuramente la salita più dura della mia vita. 5 ore e mezzo per fare 18 km!
Tante volte sono stata tentata di chiamare l'organizzatore per dirgli che mollavo e che sarei tornata a casa ma poi una forza misteriosa mi portava a fare ancora un passo verso quella cima che sembrava non arrivare mai.
Poi finalmente l'accoglienza e le cure delle ragazze del rifugio a pian dell'Alpe mi rimettono al mondo, un “risino” in bianco e subito a nanna su un materasso in terra rimediato in extremis al rifugio. Alle 4 mi sveglio e stranamente mi sento meglio, nonostante la mia dissenteria sia ancora forte. Lo spettacolo che ho trovato salendo sull'Assietta ha annullato ogni malessere e ogni fatica! Caprioli, marmotte, volpi e camosci mi hanno accompagnato lungo tutto il percorso.
Arrivata a Sestriere (primo check-point) riesco finalmente a fermarmi in Farmacia per comprare qualcosa che metta fine ai miei mal di pancia (grazie alla coppia che mi ha raggiunta a Pian dell'Alpe riportandomi il portafoglio).
Proseguo fino a Oulx in una interminabile e divertente discesa prima di iniziare la mia scalata sullo Jeaffreau: 1800 metri di dislivello in 23 km per arrivare a 2800. Decido di affrontare questa montagna con pazienza e umiltà e mi metto ad un passo lento e costante. Bello vedere come la natura cambia intorno a me, prima fitto bosco, poi prateria di altura e roccia. Comincia a tuonare e il cielo diventa ner: mi mancano ancora 1000 metri di dislivello ma la forza sembra essermi tornata e vado avanti tranquilla.
Ecco il fatidico fortino che mi dice che la vetta è raggiunta. Scendo più velocemente possibile verso Bardonecchia perchè il temporale è proprio su di me: fortunatamente prendo un po' d'acqua giusto negli ultimi km prima del paese dove decido di riposare in un comodo letto di albergo. La mattina inizia con una rilassante salita al colle delle Scale e poi una bella discesa prima di riprendere a salire per lo Granon con i suoi 1300 m di dislivello. Sulla salita vengo raggiunta dal mitico Sergio, la mascotte del 20k, che mi intrattiene con i suoi buffi discorsi fino alla cima. Dopo un'ottima omelette al rifugio mi accingo ad affrontare un singletrack che gli amatori dell'enduro hanno molto apprezzato ma non io che l'ho fatto praticamente tutto a piedi!
Finalmente un po' di asfalto (strano a dirsi) e arrivo alla splendida Briancon dove mi concedo il lusso di una crepes e coca cola prima di riprendere le fatiche della giornata, il famoso passo dell' Izoard. La salita inizia in un bellissimo e panoramico sentiero nel bosco che costeggia un lago artificiale dai colori tra l' azzurro e il verde smeraldo e poi comincia la salita di 11 km in asfalto e, devo dire, non dura come mi aspettavo; la pendenza è tra l'8 e il 9 per cento e con il mio passo tranquillo arrivo in cima verso le 19 come avevo previsto. Il colore rosato delle montagne al tramonto e il bizzarro gioco di guglie rocciose che spuntano dal terreno mi costringono di tanto in tanto a fermarmi per catturare quelle immagini con una foto o semplicemente per imprimerle meglio nella mia memoria.
Sarei voluta arrivare fino a Risoul ma sono un po' stanchina e sono le 21 con un tempo che non sembra promettere niente di buono, in più incontro i due ragazzi bolognesi con i quali avevo trascorso la serata a Pian dell'Alpe, che mi suggeriscono di fermarmi nel loro stesso albergo e così faccio. Metto la sveglia alle 4 ma c'è un temporale micidiale e così ne approfitto per riposare ancora un po'. Alle 5 sembra che il cielo mi conceda un attimo di tregua e decido di partire ma dopo pochi minuti ecco che ricomincia a piovere, penso che mi debba rassegnare, il meteo dava temporali e piogge abbondanti su tutto l'arco alpino per tutto il giorno. Arrivata a Risoul entro in un bar per provare a scaldarmi un po' e riflettere sul da farsi. Entra nel bar anche uno dei due piemontesi con il quale avevo pedalato la prima notte. Il suo compagno aveva deciso di proseguire ma lui è deciso a mollare perché mi dice di tenere alla sua vita e che continuare con quelle condizioni in alta quota era una scelta folle! Mamma mia!
In quel momento penso ai miei figli e alle mie responsabilità di mamma, penso a quanto io facilmente vada in ipotermia e che forse il tipo ha ragione. Proprio in quel momento entrano i bolognesi, anche loro per cercare riparo, e la loro positività mi coinvolge e mi fa decide a ripartire. In fondo per vincere il freddo basta non smettere di pedalare mai ed è esattamente quello che faccio fino al Col de Valbelle. La discesa è spettacolare, 30 km di puro divertimento, peccato sia letteralmente congelata (di tanto in tanto devo controllare di avere le mani sui freni dal momento che ho la sensazione che non siano più attaccate al corpo!).
Purtroppo la giornata è caratterizzata dal brutto tempo e anche la salita dal col di Parpaillon è un po' rovinata dalla nebbia, pioggerellina e freddo. In cima al colle la mitica galleria lunghissima, buissima e umidissima e poi di nuovo una discesa mozzafiato sia per scenario che per divertimento. I miei compagni bolognesi decidono di fermarsi al primo paese ma io mi sento in forza e decido di proseguire fino al rifugio sul colle della Maddalena dove arrivo alle 22 (dopo 17 ore di pedalata!). Lì mi aspetta un'ottima polenta e un letto allestito apposta per me. L'accoglienza e la gentilezza delle persone nei rifugi è incredibile!!
Alle 5 metto il naso fuori e vedo che c'è una nebbia fittissima. Chiamo Andrea Collino per avere istruzioni perché ricordo che è previsto una traccia B in caso di mal tempo per evitare di salire sull'Oronaye che diventerebbe pericoloso in condizioni di bassa visibilità o mal tempo. Mi da l'ok per la traccia b avvisandomi che questo comporterà un'aggiunta di 4 ore sul tempo di arrivo. Mi spiace saltare questa cima perché chi l'ha fatta dice sia stata la cosa più suggestiva di tutto il 20k ma questa volta non ho davvero scelta.
Dopo una lunga discesa in asfalto eccomi di nuovo in salita, una lunghissima e durissima salita che mi costringe a spingere per ore la bici. Il panorama però è incantevole e cambia di continuo.
Arrivo all'Altopiano Gardetta (secondo check-point) giusto per il pranzo. Dopo poco arrivano in parecchi al rifugio. Mi concedo il lusso di un micro sonno di un quarto d'ora che mi rimette al mondo. Mi aspetta la pedalata più bella di tutto il trail: si pedala in cresta per una decina di km e poi giù per la mitica discesa della Fausto Coppi....Incredibile!! Meravigliosa!! Non trovo parole che possano descriverla.
In fondo alla discesa però mi attende un impatto con la “civiltà”al quale non ero forse preparata; uomini, case, macchine, traffico, già mi mancano le mie amiche marmotte e le montagne.
Va beh, si risale di nuovo....e se si sale!! Una lunga salita al 15% di pendenza con un caldo niente male fino a Bergemolo dove spero di mangiare e bere qualcosa e invece mi aspetta il nulla. Fortuna ora c'è la discesa nel bosco, bellissima!!
Ma si torna a salire e comincio ad essere un po' stanchina e soprattutto affamata. Arrivo a Madonna del Colletto e anche qui nessuna forma di vita. Via, si scende fino alla valle dove finalmente posso ristorarmi con una torta salata e un thé. E' incredibile come un po' di cibo in corpo muti le condizioni fisiche e psichiche, mi sento rinata e decido di proseguire fino a Limone Piemonte.
Fatico un po' a trovare un posto dove trascorrere la notte, è freddo e non me la sento di dormire fuori ma qui tutte le location sono extra lusso. Poi incappo in un ragazzo gentilissimo che mi mette a metà prezzo una camera in un bellissimo Bed & Breakfast (forse questo rientra nei “vantaggi”dell'essere donna) e riesco a riposare e mangiare davvero bene pronta ad affrontare l'ultima tirata fino all'arrivo.
Alle 6 sono già in sella e alle 8 sono alla partenza della famosa Via del Sale: l'aria è fresca e le gambe girano bene. Mi sento euforica perché sento che l'arrivo ora è alle porte ma in fondo anche un po' triste al pensiero che questa avventura si sta concludendo.
Voglio godermi ogni istante di quest' ultima giornata!
Mi fermo per una sosta mangereccia nell'unico rifugio che so di trovare in tutta la giornata e del quale ho sentito tessere lodi sui loro magnifici primi piatti ma essendo appena le 11 mi devo accontentare di una torta al cioccolato e banane (buonissima anche quella però!).
Proseguo su una leggera salita e poi arriva il pezzo forte della giornata, due colli di tutto rispetto che mi costringono a spingere la bici per un'oretta ma poi vengo, come sempre, ricompensata dalla discesa veloce e a tratti un po' più tecnica per la presenza di pietre smosse.
Poi inizia una discesa in asfalto super veloce fino a Pigna, una cittadina incantevole.
Comincio a sentire l'emozione salire, l'arrivo è sempre più vicino. Arriva anche a farsi sentire il caldo; via i guanti, via antivento e manicotti e poi vedo ciò che da quasi 6 giorni pensavo essere un miraggio: IL MARE!! Sono a Ventimiglia!!!
Accelero la pedalata e mi sento stordita e disorientata nel traffico cittadino al quale non ero più abituata (rischio perfino un frontale con una moto!). Arrivo sulla spiaggia e scorgo lo striscione del 20K e Andrea Collino che mi viene incontro battendomi le mani. E' finita! Ce l'ho fatta!
La mia impresa è compiuta e con un inaspettato risultato (diciottesima su 30 partenti in poco meno di 6 giorni). Trattengo le lacrime, o meglio, per coprirle mi tolgo al volo scarpe e casco e mi tuffo in mare.
Il tempo sembra essersi fermato e la mia felicità e soddisfazione sono incontenibili!!
Il 20k mi rimarrà nel cuore per sempre per i suoi colori, i suoi profumi ma anche per le sue asperità e le sue divertenti discese, per le persone che ho avuto la fortuna di incontrare e per le emozioni che mi ha regalato.
Un grazie ad Andrea Collino che ha saputo magistralmente organizzare questo trail sotto tutti i punti di vista. Anche se unsupported nessuno dei partecipanti ha avuto la sensazione di sentirsi “abbandonato”. Ci ha seguito giornalmente in tutto il percorso grazie all'applicazione di Neveralone e allo Spot (per chi ne era in possesso) e ha accolto all'arrivo tutti i finishers con i quali ha condiviso un brindisi.
Consiglio questa esperienza a tutti gli amanti della bicicletta, a tutti gli amanti dell'avventura, della natura e delle forti emozioni, a tutti coloro che amano le sfide e tutti quelli che sanno godere di un panorama o di una fonte fresca dopo l'arsura, in sostanza per tutti coloro che amano la vita e che vogliono viverla appieno!!
Buon trail e buona pedalata a tutti!