lunedì 24 gennaio 2011

La "Kanker" filosofia

Partiamo con il dire che Kanker è un termine nato tre anni or sono quando io, Barella, Macinino e Superdino ci incontravamo al Pasquilio per creare l'ormai celebre, P.F.P. (Pasquilio Free Park). Durante questi meeting, nei quali riversavamo le nostre energie sulla sistemazione dei sentieri (in primis e su tutti "il Cesso"), nacque il suddetto termine che si rivolgeva alle strutture che realizzavamo. Salti, passerelle e quanto altro venivano costruite con tutto quello che la natura ci dava e non del tutto a regola d'arte (Kanker Park).
Ieri, dopo tanti anni che non vedevo Macinino e Superdino, ci siamo ritrovati per fare un Folgorito pedalato e proprio in questa occasione ho capito che Kanker è una filosofia e per dire ciò mi è bastato vedere la bici di Superdino (una On One 456) montata con tutti i pezzi che aveva a disposizione rendendo però un mezzo funzionante per l'uso che gli compete, ma non c'è stato solo questo durante la giornata e se seguite questo racconto lo capirete.

Mi sveglio alle 8.00 ed in modalità zombie mi dirigo in cucina per prepararmi la colazione e quando raggiungo la meta vedo una cosa allucinante. Una miriade di formiche si sono impadronite del pavimento e del seggiolone di Arturo; mi appresto quindi ad eliminarle il più possibile, ma non riesco a toglierle dagli anfratti che ci sono nella seduta (posto di comando ) del mio boss e preso dalla disperazione decido di mettere in terrazza questo ingombrante mobile. Il tempo passa inesorabilmente e quando mi accorgo che sono in ritardo ormai è tardi :-), ma come al solito non sono l'unico.
Superdino ci comunica via telefono che Macinino sta arrivando e tra breve li vedremo comparire dall'incrocio; proprio durante questo frangente scambio due chiacchere con l'Elettrico e tre loschi individui che sono insieme a lui (durante la salita verso il Folgorito scoprirò che due sono carabinieri).
Finalmente sono arrivati e si parte.
Macinino si presenta con una full da freeride bella pesa ed oltre tutto mono corona, ma sono quasi contento della sua scelta perchè le mie condizioni fisiche non sono al top e per fargli compagnia sono più che disposto a scendere e camminare. P.S.: i tre estranei capiscono che se stanno dietro a noi arriveranno a casa in ritardo, per cui, senza nemmeno salutarci, tirano dritto verso la meta. 
Arriviamo nei pressi di una casa e Superdino si ferma a fare rifornimento idrico e qui compare il primo kanker kit della giornata: una sacca idrica che viene infilata nello zaino previa copertura mediante una busta di nilon; ripensandoci ora però dico che non è una cattiva idea. Macinino in compenso è privo di qualsiasi tipo di contenitore per l'acqua, mentre io, che non ho ancora pulito come si deve la sacca, sono munito di bottiglietta da 1/2 litro.
La salita scorre lenta e serena (per me e Macinino) ed ogni tanto ci vediamo sorpassare da macchine (pick-up) piene di bici. Il mio compagno (l'Elettrico e Superdino hanno preso il largo) mi racconta delle sue uscite con risalite meccanizzate insieme a Lorenzo Passerella e della sua bravura in bicicletta, ma non occorre che mi dica questo particolare perchè il Maestro è il Maestro.
Giunti nel punto in cui parte la nostra discesa, indossiamo le protezioni in nostro possesso e ci facciamo scortare dai ragazzi che in questi anni sono diventati i nuovi locals del Folgorito e che, oltretutto, si sono impegnati a realizzare delle linee nuove.
La discesa lungo la sassaia miete la prima vittima. Superdino infatti buca la ruota posteriore e qui ecco di nuovo la kanker filosofia. Partiamo con il dire che la gomma posteriore ha una spalla talmente dura che non riesce a farla uscire dal cerchio, ma per fortuna ha con se vari tipi di cava-fascioni tra cui uno che non mi sembra convenzionale. Si tratta infatti, come mi spiega lui, di una L in ferro usata come spessore per i componenti della cucina e poi c'è la camera d'aria bucata che è già pluridecorata da toppini che viene rimbalzata tra lui e Macinino quando uno dei due rimane senza.
Finita la riparazione si riparte e raggiungiamo una nuova variante. Il terreno è molto viscido a causa del ghiaccio che si sta sciogliendo (non mi ricordo una situazione analoga nemmeno durante un'intera giornata di pioggia) e quando davanti a noi vediamo una passerella giriamo a dx per la variante, ma il terreno non tiene e sbagliamo traiettoria con conseguente tamponamento. Ci fermiamo per valutare questo drop e decidiamo di provarlo, ma prima di far ciò dobbiamo risalire che è la cosa più difficile. La prima parola che esce dalla bocca di Macinino è: "ma che è un kanker salto?"; no, la struttura è realizzata bene con belle tavole di legno spesse ed un atterraggio in discesa. Il primo a provarlo sono io, ma arrivo corto a causa della poca rincorsa e così risalgo per riprovare. Parte Macinino e lo chiude bene; lo prova (e ne sono rimasto colpito) anche l'Elettrico ed arriva un pò corto, ma lo chiude solo che dopo non riesce a tenere la bici su a causa del fango ed alla curva in appoggio va dritto; rieccomi al secondo tentativo e la velocità è giusta, atterro bene, ma come il mio predecessore non riesco a tenere il mezzo e scivolo.
Ci spostiamo più avanti ed ancora un'altro salto e questa volta non ci sono problemi per nessuno (P.S.: qualche salto lo evitiamo a causa del fondo troppo scivoloso), ma in compenso i locals ci hanno abbandonato ed il resto della discesa sarà il "classico" Folgorito che adesso è molto più veloce di una volta a causa dei lavori che sono stati fatti per l'acquedottto.
Concludiamo il giro e sono contento della giornata, ripenso al Folgorito com'era, com'è stato e com'è ora con i lavori che hanno fatto questi new loclas e mi dico che ci ritorno volentieri. Penso anche alla mia voglia di cambiar bici e mi viene in mente la kanker filosofia che rende la mtb un modo pratico di girare, magari un pò bizzarro se si pensa a certe soluzioni che vengono usate, ma comunque logico perchè l'importante è divertirsi (Superdino: cerca però di aggiustare il freno posteriore!).
 
     

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