lunedì 26 ottobre 2009

Mi piaci perchè sai dove andare.

(titolo dettato dal Manager Mr. Barella)

Il periodo agonistico è ormai volto al termine ed adesso ritorniamo un pò all'origine, alla ricerca dell'ignoto, alla necessità di scoprire, di puntare sempre più in alto e di ricaricarsi con energia positiva attraverso lo spirito libero che è dentro di noi.
La mia idea è quella di scoprire cosa c'è al di sopra del Pasquilio e per la precisione sul monte Carchio ed ad assecondarmi in questo progetto ci sono gli altri due padri fondatori del team HUTR: Barella e Milk (quest'ultimo necessario in questa missione vista la conoscienza della zona). Peccato però che alle 9.17 il manager prova a chiamare il lattaio per sentire se è in strada, ma senza buon esito (leggeremo più tardi un messaggio nel quale ci chiarisce la sua situazione :-)). Parte così il nostro viaggio verso l'ignoto.

La salita è sempre quella e la coppia del giorno ragiona, ragiona, ragiona. Devo dire che con il Barella mi ci trovo proprio bene e poi ha delle uscite che non so proprio da dove gli vengono. Incontriamo sul nostro cammino uno stradista non più di primo pelo ed il suddetto, dopo esserci salutati, esordisce con questa frase: "Parlavamo di capezzoli!".
Lasciando perdere la mia assurda foratura (si è strappata la valvola dalla camera d'aria) e l'incontro con le nuove leve (se c'era l'Iguana chissà che show, sempre che abbia ragione il Barella), eccoci finalmente al punto in cui inizia l'avventura.


La salita alterna tratti pedalabili a momenti in cui bisogna avere qualche forza in più per sopperire non solo alla salita, ma soprattutto al fondo composto da grossi sassi smossi.



Wade e Shandro sognano il Carchio e noi prima o poi ce li porteremo, sempre che avvenga un gemellaggio :-), ma del resto come non capire la loro volontà di essere in un posto del genere. Un luogo in cui da una parte vedi il mare, dall'altra le forti vette delle Alpi Apuane, ma soprattutto una prateria che nemmeno io avrei mai immaginato di trovare ed al sol pensiero mi batte forte il cuore. Pensare che è sempre stato lì in attesa di una nostra visita, ma finalmente oggi ci siamo e ce lo possiamo godere in tutta la sua bellezza.

Ci fermiamo in un punto ove la storia della nostra zona è presente,


dopo di chè di mangiamo un ringo boys, gentilmente offerto dal manager, indossiamo l'armamentario in nostra dotazione ed individuiamo la traccia che ci potrerà.....?


Seguiamo questa specie di solco fino a che non becchiamo una pietra-segnalinea munita, ma la linea non è di mio gradimento e per tanto...........dietro front.
Ritroviamo una nuova traccia che ci porta verso delle costruzioni in pietra che venivano utilizzate dai cavatori e qui intravediamo/vediamo tanti di quei sentieri che sarebbe bello capire da dove partono e dove vanno. Molte sono strade di lizza, altre mulattiere e poi piccoli single track che tagliano questa splendida vallata.


Visto che il mio compagno non vuol pensare al Fiumetto + cazziatone, tanto meno io, optiamo per scendere nella via più sicura e cioè quella della cava. La partenza è in pieno stile Megavalanche con una serie di tornanti belli larghi, ma su sassi smossi di una certa consistenza. Finiamo questa nostra perlustrazione nel momento in cui la sbarra ci segnala l'inizio dell'asfalto, ma non vuol dire che la discesa sia finita.


(foto by Barella e @one)

giovedì 22 ottobre 2009

Ultima tappa del Campionato Superenduro...

...ed il team HUTR ci sarà con i due riders che più di ogni altri ci hanno dato tante soddisfazioni in questa specialità.
Sto parlando chiaramente di Simone detto "il bestia" e suo cugino Nicola; su quest'ultimo tra l'altro vorrei aprire una parentesi in quanto non credo mai di avergli fatto (io, ma anche gli altri membri del team) i nostri complimenti per il buon piazzamento in quel di Pescasseroli. Domenica però vogliamo la conferma, anche se questo ragazzo è da poco che gira in mtb, ma probabilmente buon sangue non mente.
Di seguito il link della manifestazione preso dal sito ufficiale con gli ultimi aggiornamenti: http://www.superenduromtb.com/home-news/pro-finale-ligure-variazione-del-percorso-e-ultimi-aggiornamenti/ (se non si apre direttamente copiate ed incollate...grazie).
Forza ragazzi il team HUTR è con voi.

martedì 13 ottobre 2009

StronKaciui in SingleSpeed



Lo scorso 4 ottobre il team Hutr/Bikerinside ha partecipato alla settima edizione della Stronkaciui; la Stronka è una "manifestazione" che viene definita dagli stessi organizzatori (I ragazzi del Circolo Porto Di Livorno e i Wild Boar Bikers) come un'avventura di un giorno intero in bici su e giù per le colline livornesi prevalentemente su singletracks tecnici. Secondo il mio punto di vista la Stronka non ammette definizioni: non è CrossCountry, ne all mountain, ne tanto meno XC cattivo o light freeride, la Stronka è Mtb pura ,pura e semplice come mamma l'ha fatta; dove o ne hai o torni a casa. Ben inteso, massimo rispetto per chi non è riuscito a portarla a termine, essere battuti dalla Stronka è come essere battuti in finale dal Brasile. Il fatto poi di farla in monomarcia è mtb al quadrato: è coraggio, ambizione, ma soprattutto deviazione mentale.

L'appuntamento è fissato alle 7.30 a casa di Milk; mi presento puntuale, Yoda(ospite di milk) è già presente; arriva anche BigJim conosciuto anche come Iguana. Per lui il singlespeed è una cagata pazzesca, guai a smentirlo al posto dei bicipiti ha due tanghi; ovvio che parteciperà alla Stronka con tutte le 27 o più marce di cui dispone. Carichiamo bici e accessori nel mitico California di Yoda e ci dirigiamo verso la baia di Fortullino. All'appuntamento troviamo altri circa 200 bikers, siamo veramente tanti; gl'ultimi accorgimenti alle bici e si parte, via.

Appena partiti è subito salita, e con la salita arrivano i primi commenti della gente: De senza il cambio? no ha il cambio dentro il mozzo, vedrai ora come schianta, sembra un duro quel rapporto.....si duro sempre nella fava... Ecco anche questa è la Stronka, si scherza, ci si prende in giro, ma alla fine ci si vuole bene. Si sale e si risale, ma per fortuna c'e un megaristoro: dolce, salato, frutta, bibite.. qui c'e tutto pure le lasagne.

Continuiamo a salire per la valle del Chioma ansiosi di darci battaglia in discesa. Veniamo ben presto accontentati, Milk L'iguana e Yoda (ormai sopranominato da tutti come l'extraterrestre) vanno a mach 5 e io faccio di tutto per tener il loro passo, poi ci si mette pure il Sembola ha farmi sudare la settima camicia. Per fortuna siamo quasi arrivati, ma prima si risale ancora per poi affrontare l'ultima discesa che ci porterà al ristoro finale nella bellissima spiaggia di Fortullino, ovviamente preceduto da un'aperitivo a base di sangria. Non so quanti km avremmo percorso, forse 50 ne tanto meno conosco l'altimetria del giro, non è importante; l'importante è che ho trascorso un'ottima giornata: Che sport la MountainBike!

venerdì 9 ottobre 2009

STRONKACIUI 2009: Bhè, pensavo peggio!

La stronkaciui è da oramai 4 anni un evento fisso della mia agenda.
Lo è per un sacco di motivi: intanto la zona di livorno e dintorni mi ha sempre ispirato e mi è sempre piaciuta per i suoi sentieri e i suoi panorami, poi la stronka ha in sé la vera essenza della MTB: è un evento che riesce a radunare così tanti biker e di estrazioni diverse annullando le differenze che esistono tra i vari modi di intendere la mountain bike, perché si va alla stronkaciui per fare MTB, e basta.
Partecipai alla Stronka per la prima volta nel 2006: cercavo di prendervi parte da un paio di anni almeno, ma per un motivo o l’altro avevo sempre dovuto rinunciare.
Capita che a marzo 2006 mi convincono ad andare a fare un giro giù verso S.Vincenzo, un’ora d’auto a sud di Livorno: il giro era la “Via del Cavalleggeri” ed ancora oggi lo ricordo come uno dei giri più belli mai fatti.
L’emozione provata con quei panorami e quei sentieri mi spinse quindi a fare in modo che non potessi mancare alla Stronkaciui 2006.
Feci la via dei cavalleggeri con la mia Inbred singlespeed, e la tentazione di utilizzarla anche per la Stronka era molto forte. Tuttavia dietro insistenti consigli di più amici e soprattutto visto che in estate mi ero lesionato un menisco decisi di affrontare quella mia prima edizione con “la bici coi cambi” e montai la Vetta con un conservativo 1X9. Inutile dire che a fine giro, benché quell’anno fu caratterizzato da fango e pioggia, restava in me la curiosità di fare un giro del genere in singlespeed. E così fu anche per i due anni successivi: ogni volta mi restava questo retrogusto amaro di non aver mai raccolto questa sfida con la bici monomarcia.
Finalmente con l’edizione 2009 sono riuscito a levarmi anche lo sfizio di fare e concludere una Stronkaciui in monomarcia.
L’occasione è coincisa con l’invito, da parte di Cencio, di uno dei singlespeeder dell’ultim’ora ma sicuramente tra i più attivi ed entusiasti: Yoda, dalla Valle d’Aosta.
Con Yoda avevo già corso la 4 ore di les isles, insieme a Barella eravamo stati su ad Aosta per un mega-giro di un mini-raduno in singlespeed, lo abbiamo coinvolto e ritrovato a Finale Ligure per gli italiani monomarcia, con lui sono stato a Roma per la 6H singlespeed.
Così in questa piccola sfida non sarei stato solo ma avrei potuto contare sul mio compagno di merende e fido scudiero Barella (nonché team manager del team HUTR) e come detto anche sullo stimolo di avere un singlespeeder allenato e veloce come il valdostano, senza scordare il validissimo Big Iguana Jim, anche se lui cambio-munito. Ad accoglierci non c’è certo il cielo migliore possibile, le nubi minacciano pioggia, l’umidità è alta ma in fin dei conti la temperatura è quella giusta.
Si parte come tradizione vuole si parte subito in salita su una larga sterrata dal fondo molto sdrucciolevole: Yoda prende un bel passo, io resto intruppato, ma poco male perché così mi ritrovo fianco a fianco con uno dei miei più cari amici: Tiziano, noto come Pazzo di Lucca ma che oggi è Baiocchi…”piacere baiocchi”.
Non so da quanto non ci si ritrovasse in bici e incontrarlo è veramente un piacere, facciamo due chiacchiere, aspettiamo Barella e, facendo gruppetto, ripartiamo.
In cima a questa prima salita ritroviamo Yoda e così, come nelle migliori tradizioni, finiamo per creare tutti insieme il solito gruppetto nelle retrovie. Si chiacchiera, ci si prende in giro, si ricordano giri fatti insieme ed il tempo scorre… c’è silenzio solo lungo le salite, interrotto solo da qualche imprecazione o da parole di incoraggiamento. E’ esaltante percorrere certe salite e riuscire a farle in sella, il 33x22 è perfetto: a tratti richiede molte energie, ma lascia sempre quel piccolo margine per non inchiodarsi, per riuscire anche a rilanciare appena se ne ha la possibilità.
Yoda fa praticamente tutto in sella, io per due volte metto il piede a terra su una salita tutta sassi che la pioggia della mattina ha reso viscida, però mi esalto su una salita in singletrack dal fondo in terra e sassi dove recupero e sorpasso un sacco di persone con le bici col cambio: e inevitabilmente penso che se fossimo ad una granfondo tutti mugugnerebbero, mentre qui tutti si spostano, ci tengono a non farti fermare ed anzi non sono rare le parole di incoraggiamento ed apprezzamento.
Questo è lo spirito della Stronka e lo spirito della MTB: la sfida, se una sfida c’è, non è con gli altri, ma con se stessi ed il percorso. Punto e basta.
Nel frattempo il serpentone dei bikers si è allungato e frazionato, anche in discesa si riesce ad andare senza intoppi e gli ultimi singletrack sono bellissimi, una vera goduria. Scendiamo incolonnati, con un bel ritmo, senza strafare ma cercando di far correre le bici con leggerezza, come leggeri sono la testa e l’anima dopo tante ore di bici: ore di bici immersi nella macchia che cancellano preoccupazioni, pensieri e in un certo senso cancellano la fatica. E’ uno stato quasi di nirvana, ogni salita è percorsa ed affrontata sapendo che dopo ci sarà una discesa dove poter divertire.
Il tempo è una dimensione relativa adesso, non so più che ore siano e da quanto siamo in sella, ma non importa, non è abbastanza.
E in fondo, quando l’ultimo singletrack sbuca sull’asfalto, la soddisfazione è enorme ma parti alla voglia di fare un’altra discesa, un altro sentiero.
Anche se ad aumentare il piacere per poter dire “e anche quest’anno è fatta” ci pensa la spiaggia del Fortullino, il banchetto aperitivo con una sangria eccellente e poi… e poi, come se non bastasse, la pasta e poi ancora le salsicce alla griglia, mamma mia che spettacolo!

Un doveroso ringraziamento a tutti i labronici coinvolti nell’organizzazione (i WBB ed il Circolo Portuali), un grazie a Barella e Yoda ed un grazie alla mia bicicletta, a Nencio per le foto ed un saluto a tutti quelli a cui ho pedalato fianco a fianco durante tutte le ore in sella.











Tutte le foto sono di ROBERTO NENCINI

martedì 6 ottobre 2009

In tre basta la Kangoo.

Incominciamo con il dire che il titolo è arrivato al primo colpo in quanto si metteva in discussione la capienza del mio mezzo, alchè ho esclamato: "in tre basta la Kangoo" e così è stato.

A noi si uniscono anche Yoghi ed un ragazzo del quale attualmente mi sfugge il nome (scusa), ma di tempo ne è passato un bel pò dalla gara ad ora, anche se ad essere onesti forse non l'ho mai saputo.
Mi dimenticavo di dire qual'è la destinazione, ma per quelli che seguono il nostro blog non è un segreto e per chi si collega solo ora.....parlo del Campionato Italiano Single Speed che si è tenuto il 19/20 settembre in quel di Finale Ligure.
Il viaggio scorre sereno (come è buona prassi del team) parlando dell'anno che verrà e di tutte quelle cose che si vorrebbero realizzare del quale non vi sto a parlare visto che è un'altra storia, ma ad un tratto (passato Genova) l'attenzione viene distratta da una figura femminile che guarda con fare ardimentoso i ragazzi che stanno all'interno del Kangoo. L'ormonella (come direbbe il Pazzo di Lucca) non prende il sopravvento, ma siamo curiosi di riavvicinarci nuovamente al fuoristrada per capire se quello sguardo era vero oppure immaginato dalle nostre menti; sta di fatto che il guidatore/forse marito non ci da questa possibilità, schiacciando l'accelleratore e lasciandoci così con il dubbio.
Usciamo a Spotorno ed affidandoci al navigatore Milk arriviamo a destinazione. Il primo incontro che facciamo (oserei dire programmato) è quello con il valdostano Yoda, che campermunito attendeva il nostro arrivo per posizionarsi all'interno del campeggio il più vicino possibile alle nostre tende; il tutto per supporto fisico (poi capirete perchè) e tecnico, visto che dobbiamo parlare di strategie di gara.
Sistemata la suite imperiale del Barella, decidiamo di vestirci per un giro di perlustrazione lungo il percorso sfruttando la luce del tramonto, tutto questo non prima di salutare i restanti membri del team HUTR (Poppo, Farnafa, Billo e Petit Napoleon), oltre alla crew del single speed di tutta europa.
Il percorso è fantastico anche se in certi tratti non riesco minimamente a pensare come farli in sella e poi........

ecco comparire questo popò di squarcio grazie al quale prendiamo fiato (almeno io) e ci godiamo le meraviglie della costa ligure.
Eccoci all'ultima discesa del tracciato, aka toboga, ed eccoci pronti per la cena, non prima di essersi fatti una bella doccia.
A tavola ci sono quasi tutti i partecipanti della gara del giorno dopo, ma qualche d'uno ha già la testa rivolta all'evento clou del 19 e cioè la pixie bike a tal punto da lasciare il pasto nel piatto (mettiamola così :-)).
La birra scorre a fiumi ed io bevo, ma c'è il manager Barella che lavora gli organizzatori per di correre la gara in notturna sopra una bici da bambino (16'') e come al solito la spunta. Mentre la folla si accalca lungo il toboga illuminato, noi del team aspettiamo che l'ultimo arrivato della prima batteria lasci il mezzo al nostro motivatissimo uomo e finalmente eccolo indossare il casco e prendere parte alle eliminatorie.
Va precisato che Yoda e la sua Kawasaki avevano sempre vinto ogni batteria, ma nella finale cambia tutto ed un tappo blocca il nostro atleta (per l'occasione) valdostano portanto il Barella a lottare per i posti che contano. Alla fine sarà terzo, ma quanta soddisfazione e grinta mette questo piazzamento negli animi degli HUTR.
Si continua la serata con il momento pre buonanotte offerto cortesamente da Yoda e consorte. Trattasi di grolla valdostana fatta da chi la deve fare, solo che c'è un problema, ma quando finisce questo liquido infernale? Io comincio a vedere etichette che si animano e Poppo rimane allibito quando davanti a se si presenta il fiero Silente. Non continuo questa storia perchè non ci si arriverebbe a capo, ma vi posso dire che finchè ho dirmito non ho sentito alcun chè, ma al risveglio che dolore di schiena.
Giorno 20. Mancano forse un'ora alla gara e noi siamo a fare colazione come non faccio nemmeno a casa, ma del resto la fatica sarà tanta e le energie non devono finire sul più bello.
Il manager mi fa vestire e poi mi impone di seguirlo; per qualche minuto faremo su e giù per riscaldare i muscoli, ma su mi ci ritorna soprattutto la grolla.
Consegnamo l'ultima maglietta, creata appositamente per l'evento (grafiche by Milk) a colui che 99% portà arrivare tra i primi e riconquistare la maglia tricolore (Alessandro Del Sarto).

Siamo pronti, lo schieramento è fatto e si parte.

N.B.: durante il viaggio in macchina ci chiedevamo su chi facevamo la gara; io avevo detto "tra i primi 20", ma chiaramente l'idea era un'altra (lo scoprirete più avanti).
Al primo giro le forze ci sono anche perchè le ho contenute; al secondo penso che manca più un giro ed al terzo non vedo l'ora di arrivare al traguardo. L'unica cosa che mi porta a dare di più è il biker che ho davanti, ma la classe '74 devo abdicare di fronte ad un '79, così eccomi al traguardo sudato più che mai, ma contentissimo di aver partecipato a questa gara assieme alla mia buona Vetta resa monomarcia per l'occasione.
A vincere la gara Alessandro Del Sarto, quinto il grande Yoda che non è nel pieno della sua forma, buona prestazione anche di Milk che fa rispettare le gerarchie e di Petit gli si piazza davanti e comunque grande prestazione di tutti.
Dopo una doccia ristrutturatrice siamo di nuovo alla zona di partenza, ma questa volta per assestere alle premiazioni e purtroppo sotto l'acqua. Come ho già detto A. Del Sarto di riprende la maglia tricolore, mentre a rivestire quella femminile è la solita grande Ausilia.
Io in compenso vengo estratto per una mega forma di parmigiano che ogni tanto vado a mangiare prima e dopo i miei giri in bici e non, mentre la mia Vetta è ormai monomarcia e mi sa tanto che la lascerò così per un bel pò.
Mi dimenticavo di dire che di birra quel giorno non sono riuscita a berne nemmeno un goccio, ma l'ormonella si è alzata e questa volta sul serio grazie ad una rossa con il vestitino di pelle attillato dove serve.
Salutiamo, prepariamo i bagagli e via in direzione casa, con all'interno della Kangoo due membri scassati come la mia radio, ma del resto son ragazzi.

P.S.: il prossimo anno voglio riesserci e chissà con quale mezzo. Sicuramente cercherò di portare la famiglia.
2° P.S.: scusate se ho parlato sopratutto del backstage, ma non son bono a raccontarvi la gara in se per se.