mercoledì 30 giugno 2010

Verità e giustizia, per non dimenticare

Ieri era il 29 giugno 2010, il PRIMO 29 giugno per una Viareggio trasformata da un'evento che non potrà, non dovrà, mai essere dimenticato.
Non ho nè la voglia nè le parole per parlare del corteo, delle persone, del fiume di candele che dallo Stadio dei Pini hanno invaso, dopo aver attraversato tutta la città, l'area nei pressi di via Ponchielli, dove 32 persone hanno perso la vita un anno fa.
Guardandosi intorno si poteva vedere disperazione, rabbia per una giustizia che viene negata alla città e ai parenti delle vittime, in certi volti anche un po' di rassegnazione.
Quando sei in una piazza con tante persone (si dice quindicimila) è inevitabile che ci sia rumore, molto rumore: ciascuno parla con i propri amici e con chi ha vicino, si parla della strage, si parla della ricostruzione, si parla del vergognoso comportamento dei politici. Si parla, magari con gli amici che non vedi da tempo, anche del più e del meno, ogni tanto, per smorzare un po', perchè l'attesa delle 23:48 è lunga.

Poi alle 23:48 il silenzio, surreale.

Quindicimila persone tutte insieme fanno tanto rumore, ma quanto possa essere assordante il SILENZIO di quindicimila persone riunite in una piazza, non lo riesco a spiegare. Perchè non si può spiegare.

Verità e giustizia

lunedì 28 giugno 2010

Indimenticabile Coronato

Ieri giornata che definirei INDIMENTICABILE sul coronato. La decisione della meta arriva così, al volo, sabato pomeriggio...siamo guardando con Abramo la carta dei monti pisani quando mi viene in mente di cercare qualche traccia GPS fra quelle che ho...e spunta il Coronato. Deciso, si parte la mattina alle 8, io la Sara, Abramo, e annuncia la sua presenza anche Milk, che poi ringamberà all'ultimo.
Partenza in lieve ritardo rispetto al previsto, riusciamo comunque ad essere in bici, a Bagni di Lucca, per le 9:30...si sale di discreto passo, non facendoci mancare un buon numero di soste, faceva veramente caldo e l'umidità era veramente ai massimi livelli...

Da Bagni di Lucca verso Granaiola, poi bellissimo singletrack nel bosco fino a monti di villa, poi ancora su misto asfalto e forestale fino alla croce; poi l'ultimo bellissimo pezzo su singletrack fino alla vetta...che fra l'altro mi son dovuto pedalare tutto, dal momento che il mio tendine d'achille gridava vendetta appena provavo a spingere :-)
Durante tutta la salita si parlava di come questa fosse tutto sommato agevole, regolare, e che alla fine gli oltre 1100m in circa 17 km non sembrano poi così tanti...è molto più dura arrivare a Campo all'Orzo...nostra meta decisamente più abituale, a circa 1000m.
Prima dell'ultimo tratto su singletrack ci fermiamo dalla signora che fa i panini e suo marito (credo) ci chiede chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo...e vuol sapere dove dobbiamo scendere, soprattutto...perchè dice che la parte bassa del sentiero secondo lui è tutta chiusa. Provo ad intavolare una discussione, provo a spiegare da dove dobbiamo passare, ma la conversazione è molto difficoltosa, non riusciamo a capirci, lui continua a dire che "se prendete quel sentiero lì, ad un certo punto non ne uscite"...io provo a chiedere e richiedere quale, ma poi niente da fare...improvviseremo !!!

Sulla vetta del coronato sembra di essere in cima al mondo, ciò che ti circonda, in una bella giornata, appare in tutto il suo splendore e il panorama a 360 gradi è di quelli veramente mozzafiato...poi uno pensa alla splendida discesa che lo attende, e sta ancora meglio. Qualche scatto, panino e si parte !

All'inizio c'è un po' di vegetazione, ma me l'aspettavo, con tutta l'acqua che ha fatto non può essere altrimenti...però in qualche si scende, ricordo che c'è da andare verso il paese per poi scendere al punto dove poi inizia il sentiero, nel guardare però dove metto la ruota anteriore per evitare cappottamenti, vado un po' troppo verso la linea di massima pendenza, e ci troviamo 20-30 metri sotto alla traccia che indica il mio GPS. Cerchiamo di farci capire a gesti dalla Sara, colpita per l'occasione da momentanea sordità acuta, forse è meglio se lei prova a tenere una linea un po' più alta, che speriamo essere più pulita...più si scende e più la vegetazione ci frena prepotentemente...ad un certo punto le felci sono alte più di 1 metro...e riusciamo a procedere, con un piede a terra, a passo d'uomo o poco più. Penso per un attimo all'idea di tornare indietro fino al crinale, per poi riscendere giù e prendere la parte bassa del sentiero...ma c'è troppo da spingere in salita nelle felci, e non si può veramente fare, arrivati a questo punto.. La sara inizia a dare i primi segni di escandescenza, con moderazione, ma la vedo.
Arriviamo all'inizio della traccia, che ci sembra molto evidente...mi ci fiondo e andiamo giù di buon ritmo finchè ricomincia a chiudersi...spingiamo un altro tratto e la vegetazione sembra di nuovo diradarsi, prendo di nuovo morale, ma è questione di pochi minuti, la situazione precipita, le felci si fanno sempre più alte e robuste, superano in breve i 2 metri...si inizia a procedere spingendo la bici sulla ruota posteriore, davanti a noi...ma è un casino...la bici si impiglia ovunque, i pedali sembrano quasi mordere le felci, e in alcuni punti la vegetazione è talmente legnosa che si fatica a farsi strada anche a pedate. In un tratto più "tranquillo" (si fa per dire) inizio a vedere gli alberi, il bosco non è così lontano, sono poche centinaia di metri, però il ritmo è veramente lento, lentissimo. Con Abramo, che nel frattempo è andato avanti a fare strada, sicuramente più a suo agio di me, ci prefiggiamo di arrivare ad un albero, nella speranza che da lì poi la situazione migliori A tratti ci troviamo in zone con pendenze veramente elevate, e ciò non aiuta. Sento la sara dietro imprecare, ad un certo punto accenna quasi un piantino di disperazione, quando comincio a dirle che ci siamo quasi !!!
Arriviamo faticosamente al nostro albero, ma le cose non sono come ce le aspettavamo, le piante sono ancora troppo rade, e le felci la fanno da padrone...c'è ormai da arrivare al boschetto poco sotto, quindi continuiamo a spingere, con un caldo bestiale, bardati da discesa...
Anche il bosco non ci attende con buone sorprese, inizialmente arriviamo in una zona ripidissima, è difficile stare in piedi, però intravediamo a breve distanza una pseudotraccia, che faticosamente raggiungiamo.
Da qui le cose vanno un po' meglio, iniziamo a sentire anche la strada e qualche macchina, in 2-300 metri di sentiero ci dobbiamo fermare almeno 5 volte per scavalcare alberi, e la traccia è poco evidente, finisco fuori più volte.
Arrivati sulla strada bacio l'asfalto. Un tratto che avremmo percorso in meno di 10 minuti in bici ci ha invece richiesto circa un'ora, di cui non più di 5 minuti passati in bici, e il resto tutto a disboscare...
Mi metto nei panni della mia bella...noi abbiamo faticato e siamo esausti, lei ha tutte le gambe completamente segnate e non ce la fa più...L'idea di trovare il sentiero chiuso dell'omino mi opprime...decidiamo di ripiegare, da lì possiamo imboccare la strada che abbiamo percorso in salita, e indorare la pillola con qualche breve taglio su singletrack che all'andata avevamo ignorato.
Nell'ultimo pezzo, tutto su asfalto, ci viene da ridere..."certo, bello farsi 1100m di dislivello per poi scendere su asfalto", però arriviamo a Bagni di Lucca dove la gelateria ci attende.
Abramo, quatto quatto, entra e si fa fare una vaschetta da mezzo chilo, quando la signorina fa per chiudere la classica vaschetta di polistirolo, lui gli dà l'alt, "non ce lo mettere il coperchio", "ah, lo mangiate qua fuori", "nono, lo mangio io", "ok allora ti dò un cucchiaino invece della paletta".
Il gelato buonissimo ci risolleva il morale, carichiamo tutto e ce ne torniamo a casa. Dove ci aspetta il divano (noi, Abramo ha Gunner da accudire)...fino alla sera, tutti da Alfred a mangiare il cinghiale !!!

VI assicuro, è stata una domenica indimenticabile !!!

lunedì 21 giugno 2010

Pioggia, fango e HUTR

Partiamo una domenica mattina (io ed il Barella), di un piovoso 20 giugno, in  direzione Lesignano dè Bagni-Rivalta-PARCO BARBOJ (meglio noto come Barbogi).
Per raggiungere con estrema facilità la meta, decidiamo di seguire il satellitare del nostro buon Farnafa, ma dopo qualche km di giro in giro nella campagna parmense veniamo colti da non pochi dubbi nei riguardi della nostra guida e pensiamo quasi di fare una sosta al Campus Universitario per chiedere informazioni. Per fortuna desistiamo e con stupore/ammirazione/incredulità vediamo la casa viola con le persiane bianche che apre le porte all'abitato di Pannocchia.
Giungiamo a destinazione e la pioggia sembra diminuire di intensità regalandoci momenti preziosi per il montaggio del gazebo sotto il quale riporremo viveri e tutto l'occorrente per affrontare al meglio questa prima tappa dell'Endurance Tour 2010.
L'Impresa di costruzione HUTR si trova in leggerissima difficoltà e si vede costretta a reclutare degli indigeni che conoscono da lungo tempo questo materiale. Conclusa l'operazione di montaggio leghiamo la struttura al bellissimo mezzo dell'oriundo Yoda, così da non dover dire: "dove è sparito il gazebo?".
P.S.: purtroppo non faremo il percorso originario, ma bensì quello alternativo lungo km.2,5 circa, causa maltempo.

3-2-1 si parte
La pioggia non da tregua ed i tratti su terra si trasformano di giro in giro in infimi tracobetti, ma mi sento bene ed in tutta serenità affronto i primi 3/4giri in compagnia del mio/nostro Presidente, fino a che non decido di trasformare una gara endurance in un video stile nwd24 provocando la stassellatura della gomma posteriore e successiva perdita di tempo nel rimediare al danno.
Riparto con l'idea di recuperare il mio diretto avversario, ma forse meglio non forzare troppo il passo ed allora faccio scorrere leggiadre le mia ruote sull'asfalto assaporando gli odori di questa zona, che sono: cacca di mucca, di gallina, di anatra e di maiale. 
L'oriundo Yoda è in forma come al solito e mi doppia, mi tripla, mi dribla, ma del resto è ormai noto a tutti che è un extra terrestre e quindi non me la prendo e proseguo.
Le mie gomme cominciano a trovarsi in difficoltà lungo la salita sul prato che anticipa la discesa verso la zona cambio, ristoro, traguardo. Comincio ad odiare quest'ultimo tratto perchè c'è veramente troppo fango, ma per fortuna, alla riaprtenza del nuovo giro, c'è un magnifico Speaker che incita a dovere tutto il team HUTR. *"Scusa Mamma se son HUTR"*   
In una delle tante soste al mitico gazebo, Cora mi chiede se avevo dato io il permesso ad un tipo di godere delle nostre cibarie e quanto altro, ma con stupore rispondo no e penso al modo per sgamarlo al suo prossimo rifornimento presso la sede; più tardi vengo a sapere che il marrano ci ha riprovato, ma questa volta si è preso il giusto cazziatone dalla moglie dell'oriundo.
Sono ormai passate 5 ore da quando ho messo il culo sulla 29 ed adesso le forze cominciano piano piano ad abbandonarmi; vango preso da un crampetto e decido di optare per la tecnica: cammina, cammina nei pezzi più duri.
Nonostante il mio massimo impegno scorgo, nella parte alta del sentiero (sotto strada), il mio rivale/amicoBarella che, nonostante le soste per aggiustare il favatrick, è davanti a me di un giro o due ed ha un passo costante e fluido; capisco allora che non c'è più nulla da fare ed allo scoccare delle 6h mi fermo senza approfittare del giro in più ; sarà Limoncino e la classifca finale a dirmi di quanti giri di distacco ho perso (http://www.championchip.it/pubblico/evento-classifica.do;jsessionid=C976FFAD2275415BA8612113AB337EBA?idEvento=18181).
E' freddo, continua a piovere ed ho voglia di farmi una doccia. All'ingresso del box prefabbricato trovo il porciletto. C'è fango da per tutto e tra le altre cose l'acqua è fredda, ma ho un gran bisogno di levarmi tutto il fango di dosso e poi che sarà mai dopo una giornata come questa!
Mi vesto all'interno della mia Qubo con l'aria calda aperta a manetta, esco, vado al bar a prendermi una una birra e, dopo aver atteso il Barella che per l'occasione si è vestito da campagnia in Siberia, sono pronto per mangiare i tortelli, affettati ed assistere alla premiazione degli altri :-(.
E' giunto il momento di salutare nuovi e vecchi amici, ma soprattutto di smontare l'accampamento e visto il perdurare della pioggia, il lago che si è formato davanti alla macchina ed alla stanchezza che avanza, visto che bisogna anche fare più di due ore di macchina per arrivare a Carrara, decidiamo all'unisono di regalare il gazebo a chi ha organizzato questa manifestazione.
Il viaggio di rientro è un'epopea; dopo un'ora riusciamo finalmente ad imboccare l'autostrada, il mio occhio pieno di fango non mi permette di vedere la strada come si deve, il Barella come al solito mi abbandona per donarsi un auto pompino, oltre a sbiascare qualche cosa di incomprensibile nel mentre dormiva molto prima di Pontremoli, ma per fortuna ho la radio che mi fa compagnia.
Alle 23:00 siamo al PEEP, scarichiamo tutto per poi rimontare la mia roba che comprende anche il sedile posteriore ed il seggiolino di Arturo e fatti i dovuti saluti termino questa epica giornata alle 24:00.

Citaizone: "In due basta la Qubo, ma che fatica" (mi ci vuole un porta bici).

 P.S.: Se volete vedere qualche foto non ufficiale ma che è un perfetto documentario della giornata di ieri, andate a vedere la pagina picasa di Yoda (http://picasaweb.google.com/mapacotano). Mi dimenticavo: grande Coda.

Articoli del giorno dopo
- http://www.24hpassion.it/content/view/885/41/lang,it/

Comunicato ufficiale
- http://www.endurancetour.com/news/news201017.html

venerdì 18 giugno 2010

Cartosio (HUTR) Flow

La Betoniera è già carica mentre noi ci aggiriamo per la COOP cercando di fare una spesa che sia intelligente e funzionale. Contemporaneamente ci perdiamo in chiacchiere e congetture sui mille personaggi che affollano il supermercato del PEEP.
Inizia così la nostra mini-avventura che ci porterà nelle lande del Monferrato, zona Aqui Terme e più precisamente a Cartosio, dove si svolge l’Enduro dei 3 Fiumi.
Questa è stata forse la prima vera gara di MTB Enduro in Italia, essendo alla quarta edizione, ed indubbiamente, per quanto giovane, ha il suo fascino e richiamo.
Carichiamo i viveri, accendiamo i motori e si parte.
Ci aspettano circa 3 ore di viaggio.
La nostra tabella di marcia è perfetta: stiamo evitando il caldo, non c’è traffico e al nostro arrivo dovremmo avere sufficiente luce per montare in agilità la megatenda di Barella.
Ovviamente non sarà così anche se stranamente non ci saremo poi andati troppo lontani!
Arriviamo alle 9 passate da poco, Barella non è un grandissimo navigatore, in compenso si fa apprezzare per la quantità infinita di storie, aneddoti e puttanate che ha da raccontare.
Raggiungiamo la zona tende, il mio socio si aspettava più gente, più tende… qualcuno arriva in bici dopo aver effettuato le ricognizioni del percorso.
Col senno di poi sarebbe stato effettivamente utile provare almeno una volta le varie Prove Speciali, ma è vero che siamo qua con la massima serenità, per goderci l’ambiente e la compagnia, o come dice il carrarino, siamo alla ricerca del flow.
Il montaggio tenda e la sistemazione bagagli ci porta via più tempo del previsto e così finiamo col perdere la spaghettata offerta dagli organizzatori.
Non solo, ci perdiamo la proiezione dei video delle prove speciali realizzata da Giulietto prima dell’infortunio, e ci perdiamo un pregevole concerto di un gruppo rock locale che suona diverse cover anni 80/90, attingendo a piene mani dal periodo d’oro dell’hard rock anche italiano e del glam rock californiano.
Quanti bei ricordi quando in successione suonano un pezzo dei Poison e dei Timoria. MA PENZA TE!!!
La nostra spesa si rivela ben fatta e così tiriamo fuori una cena di tutto rispetto, conclusa con un super dolce preparato ed offerto dalla “bella” (cit.) di Damiano.
Un po’ appesantiti ma satolli, ci imbustiamo nei nostri sacchi, spariamo qualche puttanta semi-seria e ci lasciamo cullare da Morfeo.

La mattina arriva presto, annunciata da un caldo sole sin dalle prime ore del giorno. Si preannuncia una giornata afosa, anche se le previsioni nei giorni scorsi avevano parlato anche di rischio pioggio.
Francamente mi sembra un’ipotesi lontana: in cielo non ci sono nuvole.
Non mi piace il caldo ma neppure mi spaventa, ma a rendere la cosa meno piacevole ci si mette il fatto che solo adesso mi accorgo di aver scordato lo zaino a casa.
Mando alcuni SMS ad un paio di amici che sono qua a gareggiare, ma per loro è già scoccata l’ora della partenza, così per me si prospetta una lunga gara sotto il sole e senza zaino.
Ma no problem, in fondo sono 30km o poco più di gara, quindi sfruttando i due ristori previsti non dovrei avere particolari difficoltà a bere e mangiare, ed in ogni caso non sarà certo questo a fermarmi, ma semmai la mia precaria preparazione fisica.

Arrivano le 11 e 09 minuti, orario della nostra partenza.
Due per volta, io parto in compagnia di NonnoTrek, Barella dopo di me da solo.
Enrico Guala, uno dei promotori/organizzatori del circuito SuperEnduro, ci domanda preoccupato dove sia il nostro/suo amico.
“il Bestia non è venuto, aveva un impegno” gli rispondo io, “Ti saluta tanto” fa eco Barella.
Rinfrancato da questa notizia, ci viene accordato il via.
Col mio compagno di partenza, chiacchierando, raggiungiamo alcuni partiti prima di noi, tutti del team Riviera Outdoor, e poco dopo anche Damiano si unisce a noi, iniziando il suo personalissimo show.
Inizialmente temo che qualcuno possa accoglierlo con una cartella “tra moccio e bava” invece poi vengo tranquillizzato dai sorrisi dei nostri compagni di viaggio.
Iniziamo la dura salita del primo trasferimento, e iniziata la parte sterrata scendiamo praticamente tutti dalle bici ed iniziamo a spingere: è ripido ed il fondo è sdrucciolevole, meglio poi risparmiare un po’ di energie.
Fa caldo, ma dicono meno caldo dello scorso anno, ci preoccupa il fatto che il cielo sia velato, temiamo infatti che questo faccia aumentare l’umidità ed il caldo.
La parte dura della salita finisce e siamo quasi alla partenza della prima Prova Speciale: ultimo tratto di trasferimento in fuoristrada tra i calanchi, passando per un breve ma piacevole singletrack.
Arriviamo quindi alla partenza della prima PS della mia vita nella prima SuperEnduro della mia vita!
5,4,3,2,1 e via..si parte!
Il fondo è una terra strada, grigia, a tratti sabbiosa, molto morbida, con qua e là tratti con una buona componente di sassi e brecciolino.
Però in fondo tiene, sia in frenata che in curva, anche se inizialmente non sembra dare il massimo della confidenza.
Prima parte molto avvitata, tante curve, qualche breve tratto in controtendenza, poi si entra nel bosco per una parte veloce, un guado e…finità!
Cazzo, mi dico…ma non era più lunga? No semplicemente la mia memoria ha fatto cilecca e ho confuso la durata di questa PS con quella della successiva…uff, vabeh!
Aspetto Barella, ci sistemiamo e riprendiamo a salire.
Il secondo trasferimento è una piacevole sterrata che a tratti si stringe fino a diventare quasi un singletrack, dalla pendenza non esagerata e che si pedala in agilità.
E’ pressoché tutto in ombra, fino a quando si confluisce su una sterrata: la pendenza diminuisce e ci ricompattiamo con i soliti.
Raggiungiamo l’asfalto e dopo alcune centinaia di metri raggiungiamo la partenza della PS2.
Come previsto possiamo rifornirci di acqua prima di buttarci in questa che forse è la PS più caratteristica della Superenduro di Cartosio.
E il percorso non smentisce le aspettative: praticamente tutto sulla cresta dei calanchi, quasi da far venire in mente alcune scene di Kranked 1. Anche qui, come la PS1 prima parte più tortuosa, alcuni tornanti con vista sul vuoto, fra tutte queste curve una compressione brutta brutta brutta dove si va praticamente a fondocorsa e due rampe assassine dove senti mille pugnali nelle cosce.
Ma finalmente arriva un tratto dove si può un attimo respirare, altra rampa con la ruota che punta verso l’infinito e oltre, putroppo il sentiero curva a sinistra e subito piega leggermente a destra, c’è un forte vento che fa quasi traballare, ma si riesca a stare bene in scia, un respiro profondo e altro cambio di pendenza. Si resta sul calanco, la traccia si allarga ma il fondo non ispira tantissima fiducia ma bisogna un po’ mollare e dare pure qualche colpo di pedale, altra rampa che immette nella parte finale bella avvitata e là, siamo in fondo!

Di nuovo via le protezioni e si parte per un altro trasferimento.
Prima parte lungo il greto di un fiumiciattolo e con tanto tanto fango; abbandonato il rio, si inizia a salire in una traccia in mezzo ai campi: in fila indiana io e damiano pedaliamo con un buon ritmo, ma senza sfondarci: sappiamo infatti che più avanti ci aspetta il tratto più ripido e duro di questo trasferimento.
Pedaliamo e ci guardiamo intorno: il sole è nascosto dietro le nubi, ma la luce che le collinette qua intorno emanamo resta bellissima: sono la terra e questo verde che possiedono una luce propria.
Non parliamo, l’unico suono è il vento tra l’erba e gli alberi ed il nostro respiro ritmato.
In una sorta di “rispetto” anche le bici sembrano più silenziose del solito….sssssssshhhhhh.

Ci riporta alla realtà il tratto più duro della salita, un ragazzino in crisi ipoglicemica al quale offro un Fruttino, e poi bottiglie di acqua ed un cartello salvifico che ci informa che il tempo di trasferimento per la PS3 è stato aumentato di 15minuti. E ciò è bene!!
Finisce lo sterrato ed inizia l’asfalto, ma la pendenza non cambia, è dura….ma ancora per poco, la strada spiana e addirittura scende, di nuovo ci ritroviamo in gruppetto, Barella coglie l’occasione per fare due chiacchiere con un compagno di avventura: il tutto con il solo scopo di rimarcare la mia debacle di un paio di settimane prima alla gara XC in Lunigiana, sottolineando come io mi fossi piegato a fare il percorso breve mentre lui portava a termine una gara maiuscola.
Ma la bici è così…è una ruota che gira, e oggi dove andare bene in salita non conta praticamente un cazzo, sono io ad andare un pochino meglio.
La salita si rifà dura, ma lassù vediamo il gazebo del ristoro che preannuncia il punto di partenza sia della PS3 che della PS4.
La penultima prova speciale si preannuncia come quella più pedalosa: ed infatti dopo qualche curva iniziale si può iniziare a far correre la bici ed è bene cercare di mantenere una buona velocità perché la pendenza non è di grande aiuto e ci sono alcuni tratti in leggera salita.
Dopo un lungo tratto in falsopiano si arriva quasi a fine Prova dove ci aspetta un bel muretto finale: sientra nel bosco dove ti trovi un muro in terra finissima, i passaggi che questo tratto ha subito lo hanno scavato, tiro una frenata da paura ed imposta la mia traiettoria quasi in modalità trialistica e piano piano mollo i freni: ho le gambe durissime ma per fortuna siamo davvero in fondo, ho qualche esitazione in due punti ma la vista di giudici prima e il passaggio davanti alle fotocellule poi, significano che si può rifiatare.
Si inizia a sentire il “profumo” dell’arrivo, manca più una salita, tutta su asfalto e neppure troppo lunga e l’ultima PS, non difficile o faticosa e poi il pensiero dell’acqua fresca che ci aspetta al guado finale ci mette un po’ di brio addosso.
I nostri compagni di gara accusano un po’ la distanza mentre in nostro passo in salita resta sorprendentemente buono, quasi da non crederci e la cosa ci fa anche un po’ sorridere.
Pedaliamo fino al cancelletto di partenza dell’ultima speciale e aspettiamo il nostro turno.
Il cielo lascia cadere qualche goccia d’acqua ma nulla di più.
Parte l’ultimo countdown di giornata e provo un piacevole senso di leggerezza e soddisfazione: sono soddisfatto e contento di questa mia prima Superenduro, mi sono divertito!
Ritrovo un po’ di indispensabile concentrazione e mi godo le curve in appoggio prima e il bellissimo tratto nel bosco, veloce con delle belle curve e poi il tratto finale da pedalare a tutta prima di lasciare andare nelle acque del Cruera.
Un ultimo sforzo per uscirne e passare la fotocellula e dare un cinque liberatorio ai compagni di questa breve avventura.

Un grazie doveroso al miglior compagno possibile per queste cose, Barella,
Un grazie agli organizzatori per aver ideato un percorso MAGNIFICO, un grazie anche a tutti i concorrenti con cui ho diviso queste ore in sella, per lo spirito perfetto con cui hanno interpretato questa gara.
Loro hanno fatto la differenza, in meglio.

giovedì 17 giugno 2010

Sta per iniziare


Mancano ormai 3 giorni all'Endurance Tour (http://www.endurancetour.com/) ed il Team HUTR/BIKERINSIDE è pronto ad affrontare l'intero calendario 2010.
Alla prima gara di domenica 20 giugno, che si terrà al Parco di Barboj (http://www.kinomana.it/parco_dei_barboj.html), ma come preferisco dire io "Barbogi", saranno impegnati i seguenti bikers (certi): Barella, Farnafa ed il sottoscritto.  
Ad oggi non è ancora certo il tracciato di gara causa meteo di questi giorni. La speranza è che venga mantenuto il tracciato originario di 6km, anzichè quello da 2,5km, ma per avere certezze bisognerà aspettare domenica mattina.
In questi giorni verrà acquistato e praparato il necessario (cibarie, kit da campeggio, kit medicazioni, ecc.) in modo da rendere questa trasferta perfetta sotto ogni aspetto; spero solo che "per Barbogi basti la Qubo" :-).
  

Certezze non cosi certe....

a cosa mi riferisco?? semplice a Milk che guida una full.
Era nell'aria;da tempo negli hot spot della WestCoast, si vociferava di un passaggio del "Lattaio"a una full 29er, mentre secondi alcuni era l'ennesima puttanata del Barella, messa in circolazione per vivacizzare una situazione mercato un pò statica.
Sia chiaro, Milk può guidare qualsiasi bici, e lo può fare anche all'australiana, l'importante che non rompa i maroni (questa la mia filosofia di vita), ma molti di noi avevano identificato in lui l'uomo protettore delle Front, a mio avviso resta tale.
Chissà perché poi Milk avrebbe dovuto guidare a vita un HardTail...io comunque resto ancorato alle mie piccole certezze: ChrisKing e Thomson

lunedì 7 giugno 2010

Cartosio arriviamo...

Ragazzzi,è tempo di Cartosio...
La HUTR house mobile, che ospiterà dai 3 ai 4 atleti hutr, è quasi pronta, è a prendere aria.
Per qualche d'uno sarà la prima volta, per altri sara l'ennesima prova per mettersi in mostra; personalmente per me sarà un'occasione per visonare nuovi atleti,prendere contatti con potenziali sponsors, per cercare il mio flow, ma soprattutto dovrà essere un' allenamento coi fiocchi(l'endurance tour è alle porte)
Prevedo una brasatura epica...

Scusate il ritardo.

P.S.: ci sono stati dei piccoli problemini, per cui non guardate il video a tutto schermo ;-).

martedì 1 giugno 2010

Flashback

Sono online le foto della 24H di Finale.
Potete trovarle nella gallery su Picasa e a breve anche sul nostro profilo Facebook.


Buona visione!