mercoledì 30 giugno 2010

Verità e giustizia, per non dimenticare

Ieri era il 29 giugno 2010, il PRIMO 29 giugno per una Viareggio trasformata da un'evento che non potrà, non dovrà, mai essere dimenticato.
Non ho nè la voglia nè le parole per parlare del corteo, delle persone, del fiume di candele che dallo Stadio dei Pini hanno invaso, dopo aver attraversato tutta la città, l'area nei pressi di via Ponchielli, dove 32 persone hanno perso la vita un anno fa.
Guardandosi intorno si poteva vedere disperazione, rabbia per una giustizia che viene negata alla città e ai parenti delle vittime, in certi volti anche un po' di rassegnazione.
Quando sei in una piazza con tante persone (si dice quindicimila) è inevitabile che ci sia rumore, molto rumore: ciascuno parla con i propri amici e con chi ha vicino, si parla della strage, si parla della ricostruzione, si parla del vergognoso comportamento dei politici. Si parla, magari con gli amici che non vedi da tempo, anche del più e del meno, ogni tanto, per smorzare un po', perchè l'attesa delle 23:48 è lunga.

Poi alle 23:48 il silenzio, surreale.

Quindicimila persone tutte insieme fanno tanto rumore, ma quanto possa essere assordante il SILENZIO di quindicimila persone riunite in una piazza, non lo riesco a spiegare. Perchè non si può spiegare.

Verità e giustizia

5 commenti:

  1. Mi accodo a Milk nel ringraziarti su questo breve ma utile articolo che serve a non dimenticare quanto successo un anno fa.
    @one

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  2. Ieri sera è stata una di quelle occasioni, ormai rare in Italia e che purtroppo nascono solo in seguito ad eventi così tragici, in cui prende forma un sentimento comune che viene dal basso, dalla città, dalla gente ed è stato spontaneo, libero da formalismi, dalla retorica del politichese. Non è stata una vetrina per le autorità ma un risveglio di coscienze che hanno sentito la necessità di esserci di partecipare......

    Sara

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  3. Giusto Sara
    sarebbe bello se questa coesione riuscisse a manifestarsi anche oltre eventi tragici e che ci colpiscono tanto.
    ma oramai tutta la nostra vita è circondata da così tante sovrastrutture (mentali) che solo miracoli o tragedie riescono a farcene liberare.
    Ma il lato "positivo" di certi eventi è che riaccendono un lume di speranza nelle persone.

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